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Marcello Sidoti, retti nella pratica

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Pagina pubblicata in data 13 febbraio 2024
Aggiornata il 14 febbraio 2024

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Bologna, 1° ottobre 2022, Symposium New Martial Hero. È qui che incontro per la prima volta il maestro Marcello Sidoti, che si presenta come “semplicemente Marcello”.

Una persona che nell’anno a seguire svelerà una profondità d’animo, uno spessore umano, pari solo alla sua capacità marziale.

Una capacità tecnica che oggi gli viene riconosciuta in Italia e all’estero, frutto di anni di studio, di pratica e, soprattutto, di sacrifici.

È a Madrid, in occasione della prima edizione del Festival Internacional de Tuishou, che ho avuto modo, non solo di praticare assieme a lui, ma anche di potermi confrontare sul senso della pratica del 太極拳 tàijí quán.

In quell’occasione ho avuto la fortuna di poter apprezzare oltreché il maestro, anche l’uomo. Il percorso di formazione sulla filosofia buddista che ha iniziato nel 2004, con una serie di ritiri al monastero Tse Chok Ling, nell’Himalaya indiano, emerge tutto nella "calma" che ne contraddistingue ogni gesto e ogni parola.

Marcello Sidoti è l’esempio di come è possibile procedere nello studio e nella pratica del 太極拳 tàijí quán e parallelamente, anche procedere in una crescita personale. Un binomio che per me dovrebbe contraddistinguere ogni maestro (ma su questo tema ci soffermeremo con un articolo in un prossimo numero di Spiralis Mirabilis nel 2024).

Dopo aver avuto l’occasione di intervistarlo, di scoprire "l’uomo dietro al maestro", posso scrivere che Marcello Sidoti è anche il perfetto esempio di un artista marziale che incarna non solo nelle parole, ma anche nel modo di essere il concetto espresso dalla parola 功夫 gōngfū.

L’incontro fra Marcello e il 太極拳 tàijí quán avviene nel periodo degli anni dell’università a Bologna, attraverso alcuni libri dedicati a quest’arte marziale, che lo spingono a cercare una scuola dove poter praticare questa disciplina.

Come molti giovani della sua generazione, per Marcello, il maestro di arti marziali era l’uomo anziano, canuto con barba e sopracciglia folte bianche che appariva in tanti film di “kung fu” degli anni Settanta e Ottanta.

Nel 1991, a Bologna, lo studente universitario incontra, invece, un giovane ragazzo atletico, maestro di 太極拳 tàijí quán: 施榮華 shī rónghuá.
Un incontro che lo segnerà per sempre, e che porterà a un legame duraturo, che continua tutt’oggi.

Presto il maestro 施榮華 shī rónghuá si sposta in Sicilia e l’allora giovane maestro Sidoti non esita neanche un attimo nel seguirlo.

Il maestro mi racconta che in qualche modo la vita lo ha favorito. All’epoca era uno studente, e godeva di una certa libertà. Inoltre, la Sicilia era, ed è, la sua terra natale.

Inizia così per Marcello un periodo di grande impegno e sacrificio. Tornato a vivere con i genitori, per circa 3 anni e mezzo, iniziò a percorrere quasi ogni giorno circa 200 km per raggiungere il ristorante dove il maestro 施榮華 shī rónghuá lavorava. Arrivava per la chiusura del ristorante, aiutava il maestro a spostare i tavoli e dalle 3 del pomeriggio alle 7 della sera, si allenava con il maestro.

Dalla voce del maestro traspare l’emozione nel raccontare quel periodo della sua vita. In quel periodo, infatti, non lavorava. Viveva facendo qualche serata come musicista e "arrangiandosi", e come afferma Marcello "per bontà sua" (riferendosi al maestro 施榮華 shī rónghuá) non gli ha mai fatto pagare nulla (ripagava il maestro insegnandoli l’italiano e aiutandolo come poteva).

Dalle parole del maestro Sidoti si percepisce come il legame fra loro fosse (e lo è tutt’ora) molto forte e profondo.

Dopo 3 anni e mezzo di sacrifici e fatiche, Marcello accetta un contratto di lavoro a Padova. Non poteva rifiutare quella proposta, aveva bisogno di lavorare. Abituato a praticare ogni giorno assieme al maestro, il solo pensiero di andare a Padova, gli provocava un forte "dolore".

Ancora una volta, però, il destino gli sorrise. Quando si recò dal maestro per informarlo che doveva andare a Padova per motivi di lavoro, scopre che anche il maestro 施榮華 shī rónghuá, doveva trasferirsi e non lontano dalla città del Santo.

Trasferitosi in Veneto, il maestro Sidoti iniziò a lavorare la sera, mentre al mattino si recava ad Abano Terme, dove il maestro risiedeva, e lì si allenava assieme a quest’ultimo.

Dopo 17 anni di studio e pratica, consigliato da 施榮華 shī rónghuá, il maestro Sidoti apre la sua scuola a Bologna. Il seme di quella che oggi è la "Wang Xian Taiji Italy", oggi, una fra le scuole di 太極拳 tàijí quán più importanti in Italia.

Un momento molto importante nel percorso marziale di entrambi è quando 施榮華 shī rónghuá torna in Cina. Giunto in Cina diventa discepolo del Gran Maestro 王西安 wáng xī’ān, al quale presenterà, nel 2007, il maestro Marcello Sidoti, che a sua volta nel 2016 diventerà discepolo del Gran Maestro 王西安 wáng xī’ān.

Dal Gran Maestro 王西安 wáng xī’ān (che considera come un secondo padre), mi racconta, che non ha ricevuto particolari "segreti".

Il Gran Maestro è una persona che non ha grandi segreti, il suo unico segreto è l’estremo praticare, la pratica costante è l’unico vero segreto per migliorare.

Mi racconta di come il Gran Maestro 王西安 wáng xī’ān si fa toccare, di come trasmetta le applicazioni, di come muoversi con consapevolezza.

Mentre mi parla della sua esperienza con il Gran Maestro sottolinea quanto sia stato fondamentale frequentare a lungo il Gran Maestro, sia in Cina che ogni qual volta quest’ultimo è stato in Europa.

In sintesi, come con il maestro 施榮華 shī rónghuá, la sua crescita marziale, il suo essere divenuto uno dei più apprezzati maestri di 太極拳 tàijí quán, è dipeso in buona parte dalle profonde relazioni che ha instaurato con i suoi "mentori".

Il 太極拳 tàijí quán è per Sidoti è un “potente mezzo” per “domare” il nostro carattere. Usa per descrivere gli effetti del 太極拳 tàijí quán una metafora straordinaria: “il 太極拳 tàijí quán ci rende un po’ – antichi – […] è come un profondo solco nella terra”, la disciplina nutre di forza la volontà di chi la pratica, insegna la serietà, è tutto ciò che è il contrario di un carattere debole.
La pratica insegna a diventare forti e non dei “quaquaraquà”.

La pratica non ti rende solo forte, ma ti "centra". Praticare una disciplina marziale ti prepara ad affrontare situazioni di emergenza, ti permette di non perdere la testa e di mantenere la calma in situazioni di pericolo. Il controllo delle emozioni e il mantenere la calma sono l’unica vera “arma” a nostra disposizione.

Il maestro Sidoti, infatti, non crede nella difesa personale in quanto tale, ma crede che la pratica, in caso di necessità, possa fare la differenza.

Il motivo è che ci sono moltissime variabili che rendono la difesa personale inutile, come, ad esempio, il fatto che un aggressore è probabilmente una persona abituata a fare del male, e noi invece no.

Il maestro mi racconta di come, quando era uno studente universitario a Bologna, in un parco si è trovato in una situazione di pericolo, e di come ha superato quella situazione mantenendo la calma. Nel parlare Marcello si sofferma su un aspetto che mi colpisce e su cui ho poi riflettuto. Se "produci", generi, energia positiva, eviti le situazioni potenziali di pericolo. Attiriamo a noi le persone che hanno un’energia simile alla nostra, e allo stesso tempo dobbiamo farci attrarre dai luoghi, dalle situazioni, che producono un’energia come la nostra.

Praticare le arti marziali serve anche a questo. Serve a sviluppare un ascolto verso noi stessi, verso le persone e il mondo che ci circonda.

Praticare il 太極拳 tàijí quán non è solo questione di muovere il corpo, per Marcello, non si tratta solo di svolgere un’attività fisica, ma di coltivare la propria persona, di sviluppare uno "spessore", una profondità.

Tutto questo è sintetizzato da alcune parole che pronuncia e a mio parere sintetizzano la sua persona: "essere retti nella pratica".

Posso affermare, con assoluta serenità, che Marcello Sidoti è sicuramente una persona retta.

Pratica la tua conoscenza.
實履真知
shíjiàn zhēnzhī

Francesco Russo

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BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".

Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).

Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).

Oggi studia, pratica ed insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.

Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.

Nel 2021 decide di dare vita ad una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.

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一口氣。一套太極拳。一個世界。
Yī kǒuqì. Yī tào tàijí quán. Yīgè shìjiè.

—— 龍小五

Un solo respiro. Una sola sequenza di Taiji. Un solo mondo.
—— 龍小五

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